Si conferma e si migliora. Uno splendido Kipchoge si aggiudica per la quarta volta, su cinque partecipazioni, la Maratona di Berlino, abbassando di trenta secondi netti il precedente record mondiale della specialità, che egli stesso aveva stabilito proprio nella Capitale tedesca nell’edizione del 2018. La gazzella keniana compirà 38 anni il prossimo novembre, ma questo non preoccupa più di tanto, visto che il campione nel dopo gara si dice convinto “di avere ancora benzina a sufficienza per regalare e regalarsi altre imprese simili”. Non sarebbe quindi un azzardo pensare che Eliud Kipchoge voglia e possa abbattere il muro fatidico delle due ore per coprire la più classica delle distanze, quei 42,195 km corsi per la prima volta dal leggendario Filippide. Per la verità ci era riuscito già nel 2019 a Vienna ma quel primato non fu possibile omologarlo. È ufficiale invece il tempo record di 2h01’09” che l’atleta africano ha registrato lo scorso 25 settembre sul circuito berlinese.
Quest’ultimo, da sempre ritenuto il più adatto per poterci scrivere la storia di questo sport, potrebbe essere il palcoscenico ideale il prossimo anno per chiudere la gara in meno di due ore. Ne è consapevole il fresco primatista che con un po’ di rammarico ammette: “ci sarei potuto riuscire già oggi”. Ha perfettamente ragione se si pensa che a metà percorso veniva rilevato il fantastico tempo di 59’51” ben al di sotto di 60’50” che era quello preventivato.
Nella seconda metà della corsa infatti Eliud pagava l’esuberanza con la quale aveva affrontato la prima parte e, anche per la subentrata mancanza di “lepri”, doveva accontentarsi “solo” del primato mondiale. L’ultimo atto della sua splendida carriera Kipchoge potrebbe recitarlo a Parigi 2024, la sua terza Olimpiade dopo gli ori di Rio 2016 e Tokyo 2020. Mette i brividi il solo pensiero che il talento keniano vi possa conquistare il suo terzo titolo olimpico. La Capitale francese lo ha già incoronato campione del mondo nel 2003 nella gara dei 5000. Ma ora la Ville Lumiere potrebbe essere l’opportuna location per celebrarne una meritatissima apoteosi. Citiamo in ultimo la polemica di questi giorni, ma se ne parla da diversi mesi, che riguarda l’uso di scarpe “speciali” da parte dell’atleta di colore. Tutto vero.
La multinazionale Nike sta fornendo, e ha fornito negli anni, scarpe che potrebbero apparire miracolose. Ma, detto che le stesse sono regolarmente in vendita, quindi disponibili per ogni atleta, anche nelle altre discipline di atletica, risulta alquanto tendenziosa e irriverente la discussione che ne viene. Ricordiamo che il grande Abebe Bikila, alle Olimpiadi di Roma del ’60 ha scritto la storia “a piedi nudi”. E allora sarebbe opportuno sottolineare che, specie per questi che sono i “mostri sacri” dello sport, sono determinanti ben altri fattori. Il talento, il sacrificio, le qualità mentali, per esempio. E soprattutto il fisico. Eliud Kipchoge è un signore di un metro e 67 con 50 chili di potenza e resistenza che ne fanno senza dubbio il più grande di sempre. Ad Maiora, dunque. La storia continua.